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Peppe Calà ora Joseph Cala
(un mio vecchio conoscente)
Ha cominciato come cameriere e ora possiede un impero da cinquemila miliardi delle vecchie lire nel settore alberghiero.
«Il mio sogno? Trasformare Catania in una piccola Las Vegas».
Ha lasciato S.Cataldo trent'anni fa per fare fortuna in America. E c'è riuscito. E' tornato con un solo obiettivo: comprare mezza Isola.
«La piaga di questa terra? Politici e banche»
Mister Joseph racconta la sua epopea.
E ai compaesani manda a dire...
Intervista dell'agosto 2000
Che era nato nel paese sbagliato, Joseph Cala, al secolo Giuseppe Calà, originario di San Cataldo, l’aveva capito fin da ragazzino. “Vedevo troppa ignoranza intorno a me”, rammenta oggi nella tipica parlata “bruccolina”. Non capiva perché in Sicilia tutto era “difficile”: avere l’acqua dai rubinetti, un certificato, il lavoro che dovrebbe essere una cosa normale... “E poi non capivo perché la gente andava appresso ai politici, alla raccomandazione per lavorare… Troppa ignoranza”. Già a nove anni, come ricorda lui stesso, meditava di scappar via da San Cataldo, dove era nato. In casa, la mesata del padre operaio, a stento bastava a non far mancare il necessario agli altri cinque fratelli. Chi poteva assecondare la grande smania di evasione del piccolo Giuseppe? Che già a nove anni, pianifica la sua vita: mettere da parte un gruzzoletto e poi scappare via. A New York. A mettergli in testa l’America, fu don Totò Nuovo, il barista del corso principale a San Cataldo, dove Giuseppe si “impiegò” come cameriere. “A dieci anni, ama raccontare, sapevo fare tutto: il caffè espresso, i gelati, la pizza…”. Una bravissima persona, don Totò. Che lo trattava proprio come un figlio. Anche lui era stato in America, a New York: aveva fatto fortuna con la pizzeria ed era anche diventato un famoso cantante, conteso dalle Tv newyorkesi. “Mentre a San Cataldo lo disprezzavano”, chiosa Joseph Cala. Don Totò gli diceva sempre di aver fatto un grosso sbaglio a ritornare in Sicilia, per assecondare la nostalgia della moglie sancataldese.
“Vattene da questa terra amara. Qui vivono solo gli zeri!” mi ripeteva in continuazione. Ed anche i suoi clienti, lui i chiamava così: zeri, inutili. Che viveva in un paese da “terzo mondo” rammenta oggi Joseph -
Lasciò San Cataldo in una prima mattina d’estate. Con l’autobus della Alavit fino a Caltanissetta, e poi in autostop anche oltre lo Stretto. Ai suoi, per tranquillizzarli, raccontò che andava a Taormina. Mentre agli amici che ridevano e lo sfottevano con quello zaino sulle spalle, preannunciò: “Vado a Parigi e dopo a New York. Aspettatemi quando ritorno tra vent’anni”. E così fu. A Parigi, l’aiutò anche la fortuna: grazie ad un equivoco -
Comincia così, a sedici anni, l’avventura americana di Giuseppe Calà negli States. Pochi conoscono forse la vera storia del Paperone siculo-
E che ha fatto fortuna negli States gestendo e realizzando Grand Hotels di lusso tra Los Angeles, San Francisco, New York, le Hawaii e Bahamas. “In America era un’altra cosa”, rammenta Joseph spaparazzato sotto un gazebo di contrada Bisiti Spia, ospite dell’amico e compaesano Cataldo Riggi, titolare del “Molino S.Giuseppe” alle porte del capoluogo. “Era tutto facile: due ore per avere la patente che costa diecimila lire. Vuoi una macchina? Con cento mila lire, la trovi nuova. Il problema, in America, non è trovare il lavoro: ma quale lavoro. Le opportunità sono infinite”. Adesso, a quarant’anni, Joseph Cala, è tornato di nuovo in Sicilia. Ma da Paperone e con i dollari in tasca. Sta battendo in lungo ed in largo l’isola, percombinare affari, comprare società ed espandere quel suo piccolo “impero” personale: la Cca, la Cala Corporation America. La Company statunitense con tanto di sito su Internet (www.calacorporation.com), una capacità di spesa di cinquemila miliardi, e società sparse in tutto il globo con azioni quotate a Wall Streat, la Borsa di New York. E’ un uomo d’affari sempre in movimento, oggi mister Joseph Cala, trascorre il tempo a spostarsi da una parte all’altra del mondo: Honululu, Tokio, San Francisco, Sudamerica. Ed ultimamente, ha aggiunto pure la Sicilia: a San Cataldo, il paese d’origine per stare un po’ in famiglia con genitori e fratelli, e soprattutto Catania. Dove nei giorni scorsi, dopo quattro mesi di trattative con gli emissari del ministero dell’industria ed il prefetto Santoro, ha messo a segno il primo affare della stagione: l’acquisto dell’ex azienda Costanzo, seicento dipendenti e commesse nel settore della costruzioni.
“Sono però abbastanza lenti” si lascia sfuggire Joseph”. E’ un mese che sono qui. E sono stanco. Perché non è solo il tempo che si perde -
Un monoblocco al settanta per cento in vetro e ferro, realizzato nei cantieri navali americani con l’87% dei finanziamenti del governo Usa, che è stato ultimato alla fine del 2002. Il primo albergo al 95% sotto il mare, ha 250 camere, l’Acqua Park, ed un piccolo centro commerciale di fronte, spiega Joseph Cala. Sarà trasbordato via nave, ed immerso sott’acqua davanti al porto. “Due anni fa -
Tutti e tre sott’acqua solamente per il 15%. Undici milioni di turisti all’anno -
Un’altra città megagalattica, con 33 grattacieli per gli uffici, 150 mila camere d’albergo, un mega centro commerciale di 500 mila metri quadrati, alberghi grandiosi, tre campi da Golf, con duemila case intorno, ed altri duecentomila, trecentomila appartamenti. “Il comune -
Per realizzare la “Catania due”, dovrebbero essere impiegate le maestranze dell’ex colosso Costanzo, adesso passate alla Cca. Che nei prossimi anni -
Da "Centonove"
Ultime notizie 2011
E' durata solo undici giorni l'avventura di Joseph Cala alla guida della Salernitana.
Cala si era presentato con annunci e proclami ambiziosi. “Porterò quest'anno la Salernitana in serie B -
Un passaggio omesso da Cala, che dopo essere entrato in possesso del pacchetto azionario, dalle parole affettuose rivolte ad Antonio Lombardi è passato in pochi giorni ad attacchi spietati sulla precedente gestione societaria dove -
“Amo Salerno ed i salernitani -
Intervista a Joseph Cala nella trasmissione del centro coordinamento salernitana
L'avventura finita male al Lecco
Forse a qualcuno il nome di Joseph Cala non dirà niente, altri, più attenti, ricorderanno le peripezie di questo folkloristico imprenditore italo-
Non se ne fece più niente, perché Cala, alla fine dei conti, non sborsò neanche un euro dei tanti milioni promessi, lasciando il club granata in balìa del fallimento che poi si concretizzò pochi mesi più tardi. Una perla su tutte del periodo trascorso nella città campana: "De Laurentiis è fesso perché ha speso tutti quei milioni per Cavani, noi i Cavani ce li produrremo in casa...".
In questi giorni Cala ci sta riprovando con il Calcio Lecco, club di serie D. Ieri sera si è scatenato il parapiglia in occasione della presentazione della squadra, che ha visto il ferimento di tre calciatori dopo un assalto di alcuni tifosi. Il club è in difficoltà economiche, il nome di Cala non convince, ma a chi vuole cacciarlo, in camicia sudatissima, dice: "Dovete darmi 100mila euro...", ma si "accontenterà" di 50 mila.............