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Breve Storia, Crescita Demografica

San Cataldo

Breve storia della città
La terra di San Cataldo era anticamente chiamata "Casale Caliruni". Fin da tempo antichissimo questo territorio rientrava nella comarca di Calascibetta, successivamente aggregato alla provincia e alla diocesi di Girgenti.
Nell'anno 1300, in seguito alla ribellione di Giovanni Barresi, il Casale fu devoluto alla corte e concesso a Bernardo de Siniscalco. In seguito, il casale assunse la denominazione di "Baronia di Fiume Salato" dal fiume omonimo, baronia che venne suddivisa in nove feudi (Pirato, Barboraso, Marcato Vallone, Mustigarufi, Palo, Ciuccafa, Caliruni oggi Quartaruni, Dragaito, Mandra di Mezzo) e nove terre comuni (Liquatri, Beata, Achille Caruso, Morillo, Sirocco, Vassallaggi, Santuzza, Mariggi, Antonino Pignato).

La fondazione del Comune
Nicolò Lancillotto Galletti, che fu il primo Barone di Fiumesalato perché, sposando Violanta De Jaen e Salomone, aveva ricevuto in dono la Baronia, il 18 luglio 1607, per via del Tribunale del R. Patrimonio, chiese a Filippo III, re di Sicilia, il permesso di fondare (fabbricare e popolare) il nostro paese sul Casale Caliruni della Baronia di Fiumesalato. Il Viceré Cap. Generale Marques diede la concessione al Galletti riservandosi di fargli ottenere il consenso e l'approvazione reale e definitiva infra il termine di due anni (infra annos duos).
Simili istanze venivano prospettate molto spesso all'autorità reale, perché da dette colonizzazioni i feudatari ricavavano dei grandi vantaggi:

  • il Feudo colonizzato e popolato assumeva aspetto e carattere di nobiltà;

  • il Barone acquistava titolo per il diritto a un seggio in Parlamento e, conseguentemente, assumeva maggiore importanza nei confronti degli altri baroni;

  • divenendo la popolazione oltre che piu accentrata, piu numerosa, le tasse erano aumentate e la ricchezza baronale si impinguava;

  • le terre della Baronia venivano seminate nella quasi totalità e il raccolto creava ricchezza, dava splendore alla Casa Baronale, mentre il Barone acquistava dei grandi meriti presso la Casa Reale.

Essendo trascorso infruttuosamente il termine di due anni senza la reale definitiva approvazione, nell'anno 1621, Vincenzo Galletti, figlio di Nicolò, chiese nuovamente il permesso di fabbricare e popolare la Baronia e questa volta Filippo III gli concesse anche il piu alto diritto di giurisdizione feudale.

Denominazione del Comune
Nella "Licentia aedificandi baroniam fluminis Salsi in personam Nicolai Galletti", data a Palermo il 18 luglio 1607, Filippo III, re di Sicilia, volle che il Casale Caliruni si appellasse Santo Cataldo (nominare et appellare volumus Santo Cataldo). Così, con la nuova fondazione, il Casale Caliruni si chiamò San Cataldo.
Varie sono le ipotesi sulla derivazione di tale denominazione, ma tutte sono frutto di mere supposizioni che affondano le loro radici sulla fantasia popolare e mai su notizie e risultanze storiche.
Qualcuno fa derivare il nome di S. Cataldo dal Casale del Chatal, che l'Arcivescovo di Girgenti ebbe in dono da Ruggero; ma il prof. Cataldo Urso ha chiarito la inaccettabilità di tale ipotesi, sia perché il Casale di Chatal non ha alcuna relazione con quello di Caliruni, giacché il primo segnava i confini della diocesi di Girgenti con la diocesi di Siracusa, mentre il nostro Casale Caliruni era nel territorio della provincia di Caltanissetta, sia perché il nome del nostro paese è quello di un santo, mentre quello del Casale di Girgenti si riferisce a una contrada (Chatal).

Occorre tenere ben presente che:

  • dalla fondazione del Comune sino al 1817 San Cataldo fece parte della provincia di Girgenti (Agrigento);

  • dalla fondazione Comune sino al 1844/45 la locale comunità ecclesiastica dipendeva dalla diocesi di Girgenti e ciò in seguito alla istituzione avvenuta nel 1093 di detta diocesi per diploma del Gran Conte Ruggero il quale nominò vescovo San Gerlando e la dotò delle decime di un vasto territorio che si estendeva sino al fiume Salso e della proprietà di un terreno citato nel predetto diploma coi nome di "Cathal" che sorgeva in località "Citra Salsum"; da ciò nasce anche l'ipotesi, che il nome di San Cataldo si riferisca alla proprietà della diocesi.

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