Lorenzo Barone Web Site - UNREGISTERED VERSION

Vai ai contenuti

Menu principale:

Il Dopoguerra: La delinquenza locale

San Cataldo > Seconda Guerra e Dopoguerra

La Delinquenza Locale
I mesi che seguirono, a San Cataldo, dopo I'entrata degli americani, furono particolarmente difficili, perche accanto al contrabbando si sviluppò la delinquenza e con essa i soprusi, i latrocini e gli omicidi.
Non c'era un'autorità capace di fare rispettare la legge. Prima che facesse buio era conveniente andare a casa perche si correva il rischio di essere derubati o accoltellati da chi si metteva "o passu" cioè si appostavano in punti strategici per rapinare i passanti. Difatti molte persone prese dalla paura o perchè avevano intenzione di commettere atti criminosi camminavano armate di pistole, coltelli o altre armi. I cittadini benestanti avevano paura di essere sequestrati. Al mattino, spesso, correva in giro la notizia di qualcuno ammazzato. Molti delinquenti si davano alla latitanza e facevano rapine. Alcuni morivano perchè litigavano e si sparavano tra di loro, altri in seguito a conflitto a fuoco con le forze dell'ordine. Per quanto riguarda quest'ultimi, vi erano di stanza a San Cataldo i Carabinieri, in via Umberto e il nucleo di Polizia, di fronte l'attuale farmacia Maira, che per fare parlare i delinquenti che non volevano ammettere i loro crimini, usava "u nirbu" bagnato con acqua e sale. I carabinieri, invece, si diceva che per fare parlare i delinquenti, li calavano nella cisterna adiacente e li tenevano nell'acqua per svariati secondi.
La delinquenza sancataldese si organizzò in bande e le più importanti furono la banda Mangione e la banda Cavatone, al secolo Iannello.
Queste bande, disturbavano non soltanto la popolazione e le autorità che, lentamente cercavano di ripristinare l'ordine, ma la stessa mafia che cercava invece di affermare nella zona la propria autorità, e anche a chi si apprestava a governare.
Il bandito Mangione, si uccise in casa della sua amante nel quartiere di Santa Fara, quando si accorse che stava per essere catturato dai carabinieri.
Il bandito Cavatone era riuscito a scappare due volte dal carcere di Malaspina ed aveva anche sequestrato l'Avv. Arcangelo Cammarata, che allora, era la massima autorità della provincia di Caltanissetta e una delle autorità più mportanti della Sicilia.
Cavatone e i suoi complici vennero trovati morti in un vallone. I corpi vennero portati in paese su un carretto, scoperti e fatti vedere alla cittadinanza affinché servisse come monito.

Torna ai contenuti | Torna al menu