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Monumenti e Strutture

San Cataldo > Chiese, Monumenti e strutture

Il Monumento ai Caduti

Il 21 Giugno 1925 si inaugurò il Monumento ai Caduti e l'acqua delle Madonie.
Fu un trionfo inenarrabile, che rimarrà a caratteri indelebili negli annali della storia del nostro paese.
Parteciparono alla manifestazione: S. E. l'On. Sen. Ernesto Vassallo, S. E. il Sottosegretario Panunzio, il Principe di Casa Savoia, Duca di Pistoia, in rappresentanza del Re, Vittorio Emanuele III, le piu alte Autorità del Capoluogo, tutti i sigg. Podestà della Provincia.
Fu una giornata di tripudio patriottico, in cui non mancò l'intervento di due aerei militari, che, durante la manifestazione, dal cielo della città, a bassa quota, lanciavano manifestini tricolori inneggianti agli Eroi Sancataldesi caduti sul Campo dell'Onore.
Gli alunni delle Classi IV e V delle Scuole elementari cantarono "l'Inno ai Caduti Sancataldesi" del prof. Pasquale Pignatone, musicato e concertato dal Maestro della Banda Comunale, prof. Cav. Angelo Vinci.
Artefice di tanto avvenimento fu l'On. Ernesto Vassallo.
Opera dello scultore nisseno, Luigi Farina, il Monumento sorgeva al centro della grande Piazza intitolata alla Vittoria, di forma quasi circolare, con un diametro di m. 48, appositamente aperta dall'Amministrazione Comunale nelle terre degli eredi Valenti, in fondo al Corso Vittorio Emanuele (dove oggi inizia il Corso Sicilia) e comprendente l'area dove sorge ora una palazzina con aiuola antistante, dopo l'edificio scolastico "De Amicis", il tratto iniziale del nuovo Corso Sicilia e l'area dove è sorta la struttura dell'attuale Palazzo Municipale.
Nell'ampia Piazza erano sistemati dei comodi sedili in ferro, altri in cemento, attorno ad una vasca di bronzo.
Il Monumento, agile e snello, si elevava su di una piramide tronca con un basamento di m. 6 x m. 6 e m. 9,30 di altezza. Un tripodo ·di forma classica, in cui e giorno e notte e sempre doveva bruciare la 'fianùna viva, siccome olocausto d'amore iromenso della città, per coloro che ora sono spiriti immortali.
Dal basamento ai piedi della piramide, maestosa si staccava una figura allegorica, l'Italia (in bronzo) 'alta m. 3,60, che impugnava il sacro vessillo e reggeva, con la destra, in alto, la Vittoria Alata.
Nella parte centrale del tronco piramidale brillava la Stella d'Italia e nelle altre tre facce, sopra i 194 nomi dei Caduti, corone di quercia fuse nel bronzo nemico, attestavano agli Eroi il tributo di gloria e di riconoscenza magnificamente espresse in quattro iscrizioni dettate nella lingua di Dante e di Virgilio.
Un largo fregio in bronzo cingeva, a due terzi dell'altezza, il tronco piramidale; poi era un dado su cui spiccava il tripode in bronzo alto m. 1,30, con un faro luminoso che, nella luce, proiettava i tre colori della Patria.
Chiudeva il Monumento una catena con 194 maglie, sombolo della unione spirituale degli Eroi nella volontà di dedizione e di sacrificio, sorretta da quattro colonnine: emblema delle 4 virtu che animarono gli Eroi:
Fede-Disciplina-Eroismo-Sacrificio.
(da Sancataldo e Sancataldesi)

Orfanotrofio Notar Fascianella - Centro di  Rieducazione Minorile - Carcere

L'istituto nasce nel 1938 come orfanotrofio, gestito da un ordine religioso. Successivamente diviene casa di rieducazione minorile e solo nel 1985 viene utilizzato come Casa di Reclusione. Un vero e proprio programma di edilizia penitenziaria, con particolare riguardo alle sedi da assegnare ai minorenni, era stato realizzato durante il periodo fascista, in concomitanza con l'attuazione della riforma penale. Nella facciata dell' istituto, il fascio è quanto è rimasto del vecchio regime. Le camerate erano enormi, ed i letti molto vicini, con grande promiscuità. I salesiani infatti hanno una loro particolare idea dell'educazione: il massimo di istruzione professionale, e per tutto il resto abbandono totale. Il refettorio era lungo cento metri, e i ragazzi vi mangiavano tutti insieme. Quella dei salesiani, ai tempi, era una pedagogia di massa: frustate e soprattutto rasatura a zero, all'epoca umiliante e discutibile.

Torre dell'Orologio

Il Re Filippo III, nel decretare la fondazione del paese, concesse al Barone di Fiumesalato il diritto di costruire, tra l'altro, una torre per la difesa: "Concedimus ... Turrim ... Construere".
Essa fu fatta erigere nella parte piu alta (monte Taborre) in modo da dominare l'intero abitato, a forma quadrangolare, terminante con una cuspide formata da ferri ricurvi, che, partendo dai quattro angoli della torre, si intersecavano in alto a forma ogivale. Nell'anno 1780 si provvide ad istallarvi un orologio con quattro quadranti di marmo e provvisto di suoneria battente le ore su due campane squillanti.
Nel 1959, il Sindaco prof. Michele Andaloro, rilevate le precarie condizioni statiche della torre, la fece abbattere dando, nel contempo, incarico all'ing. Alfonso Augello, funzionario dell'Ufficio del Genio Civile di Caltanissetta, di progettare una nuova torre.
Commissionò, contemporaneamente, alla ditta Giovanni Frassoni di Rovato (Brescia) un nuovo orologio munito di suoneria a Carillon, che diffondesse il motivo Westminster, come l'orologio del campanile della Cattedrale di Londra.
L'opera fu realizzata in poco tempo ma l'orologio non diede i risultati che si speravano.
(Da San Cataldo e Sancataldesi)

Scuola "Edmondo De Amicis"

Il 23 Aprile 1904, in una seduta plenaria e memorabile, anche per il plebiscitario intervento di pubblico, si riunisce il Consiglio Comunale sotto la presidenza del Sindaco Comm. Cataldo Baglìo.
Il Tecnico del Comune, ing. Francesco Giannone, legge una dettagliata relazione sul progetto d'arte per la costruzione del nuovo edificio scolastico. Inaugurato con sfarzo e solennità, nonostante la Nazione fosse
nel pieno della prima Guerra mondiale, il 16 Gennaio 1916, alla presenza del deputato del Collegio, on. Principe Pietro Lanza di Scalea e dell'Arcivescovo mons. Alberto Vassallo, madrina ne fu la baronessa donna Isabella Baglio, la quale, per l'occasione, regalò alla scuola una bandiera tricolore di seta fatta ricamare in oro dalle suore del Collegio di Maria.
Il ringraziamento alla nobildonna fu pronunciato, a nome della scolaresca, dall'alunno Giuseppe Alessi, nostro caro concittadino, scelto come il migliore delle due quinte classi elementari.

Il palazzo del Principe Galletti

Prima ancora che nascesse il paese, esisteva la casa baronale nel quartiere Forca ove esistono ancora, i ruderi di un vecchio palazzo, al quale è addossata una colonna, che, secondo la tradizione, era destinata alla impiccagione dei condannati a morte. (Ad onor del vero la Forca non venne mai posta in uso.)
Poiché nel 1821 il palazzo, nel quale vi era anche la prigione, versava in precarie condizioni di stabilità, le Autorità Municipali del tempo pensarono di abbandonarlo.
L'altro castello invece, varie volte deturpato all'interno e all'esterno, che si protende con la sua loggia gotica sul Corso Vittorio Emanuele già Stradone della Piazza fu la seconda casa baronale comunemente tuttora chiamata il Palazzo del Principe. Fu fatto costruire dal Principe Nicolò Galletti e Platamone tra il 1850 e il
1858; nel centro del giardino si ergeva un busto in marmo del primo Principe di Fiumesalato, Don Vincenzo Galletti e Napoli, figlio del primo Marchese di S. Cataldo, che fu poi rimosso e installato "nella decorata e bella scala del nobile palazzo in Palermo, del Principe Nicolò Galletti e Platamone", come leggesi nella storia dell'avv. Giuseppe Amico Medico.
Nel 1925 l'Amministrazione Straordinaria del Comune di S. Cataldo, presieduta dal Commissario Prefettizio avv. Pasquale Baglio, propose l'acquisto del Palazzo del Principe per trasformarlo in residenza municipale, ma la proposta non fu accolta. L'acquistò, invece, il sig. Antonino Salomone, che vi operò delle trasformazioni. Successivamente passò in proprietà al prof. Sebastiano Asaro e ad altri.
Il palazzo è stato definitivamente trasformato anche esteriormente perdendo la sua caratteristica originale.

Il vecchio palazzo municipale
Nel 1957 l'edificio scolastico, che era stato costruito sulle fondamenta del Convento dei PP. Mercedari, e dove erasi trasferito il Municipio, venne abbattuto (con la dinamite).
Essendo necessario il suo ampliamento perché non piu idoneo ad ospitare tutti gli Uffici Comunali per gli accresciuti servizi dovuti all'aumento della popolazione, fu decisa la costruzione dell'ala verso il Cinema Teatro "Marconi". Ma, un po' per incuria dei finanziatori del progetto, un po' perché, iniziati, i lavori furono abbandonati con conseguente penetrazione nel sottosuolo delle acque piovane, nacquero delle incrinature nelle strutture del palazzo. I lavori erano stati assegnati all'E.S.C.A.L. (Ente Siciliano Case Lavoratori). I dirigenti del suddetto Ente, presi forse da timor panico perché rilevarono qualche lesione, gridarono alla frana scivolante e veloce e fu senz'altro deciso l'abbattimento del prezioso edificio. L'Esca! ordinò all' Amministrazione Comunale del tempo di abbandonare immediatamente il Palazzo delle Spighe e lo scempio fu compiuto. Pare che sia stata ordinata in proposito regolare inchiesta. Pur ammettendo che la Casa Comunale fosse effettivamente e seriamente minacciata da incombente crollo, a causa della frana, piu che procedere alla immediata demolizione dell'intero fabbricato, un maggior senso di responsabilità avrebbe suggerito che il fenomeno fosse studiato piu profondamente, previa evacuazione e recinzione dello stabile pericolante, a difesa della pubblica incolumità e onde evitare decisioni affrettate e non adeguatamente ponderate.
Quello che non si riesce ancora oggi a capire, è il fatto che, mentre è stato abbattuto il Municipio, tanto caro alla memoria dei Sancataldesi "perché pericolante per frana veloce e scivolante", sullo stesso  posto  sia  stato costruito poi, altro edificio, quello delle Poste, autentico aborto estetico, oltre ai due Palazzi di cinque piani e non si sia ricostruito il Palazzo Municipale.

Era lu megliu postu cchiu centrali
nni lu Cursu Vittoriu Emanueli
ppi S. Catallu: un palazzu riali
ca si lagnà macari S. Micheli
Su' sempri 'mparati a fari mali
ca la so panza è cchina di feli
pp'allavancarlu ci vosiru li bummi
li nidi cci livaru a li palummi
Giuseppe Tirrito


Il nuovo Palazzo Comunale

E' stato costruito nel luogo dove prima vi era il Monumento ai Caduti, quasi di fronte alla scuola elementare "De Amicis". Il suo finanziamento per la costruzione, fu ottenuto dall'allora onorevole Francesco Pignatone, ma i lavori, iniziati piuttosto tardi, procedettero lentamente e ad intervalli, complice anche il fallimento della ditta appaltatrice. Nel 1988, il nuovo palazzo fu completato e possiamo dire che oggi, la nostra città possiede un municipio moderno, architettonicamente armonico ed elegante con numerosi locali bastevoli per ospitare tutti i servizi per i cittadini.


Il Cinema

Nell'anno 1905 agì, per alcuni giorni, in San Cataldo, un cinema ambulante muto in un capannone di legno che fu montato nel centro della Piazza Crispi.
Per l'attrazione del pubblico, all'esterno del capannone, l'impresa presentava un pupazzo, una specie di befana, chiamata la Simparosa, la quale ballava su un podio al suono di un grammofono.
Il primo cinematografo cittadino sorse nel portone di ingresso del palazzo del Principe Galletti, ma ebbe brevissima durata. Dopo alcuni anni venne ripetuto il tentativo e fu aperto un cinema nei locali del Comune nel Corso Vittorio. Emanuele, tenuti in locazione dalla Società "Cesare Battisti , ma anch esso ebbe la stessa sorte del precedente. Nonostante il fallimento delle due iniziative, la popolazione non rinunziò affatto al desiderio e alla speranza di avere un locale per pubbliche manifestazioni artistico-teatrali-culturali.
Il periodico "L'Indipendente", raccogliendo l'istanza di tanti giovani, nell'anno 1904, lanciò la proposta della costruzione di un capannone in legno nella palestra dell'edificio scolastico, poi abbattuto, ove è oggi ubicato il Cinema Teatro Marconi.
L'edlficio scolastico fu costruito, ma non ebbe la palestra coperta prevista dalle leggi e dai regolamenti e neanche la sala per il teatro. Pure vita infelice e breve ebbe il Cinema Teatro Moderno, approntato, nel 1921.
Nel 1927, dove era stato previsto il Capannone, l'area venne trasformata in arena cinematografica, con il titolo di Arena della Vittoria.
Successivamente si progettò una vera sala cinematografica. I lavori furono iniziati il 28 Febbraio 1937 su progetto dell'architetto Giuseppe Pantano e la direzione dell'ing. Luigi Portalone, entrambi di Canicattì.
Nel Febbraio 1938 ebbe luogo l'inaugurazione ufficiale del Cinema Teatro che venne intitolato a Guglielmo Marconi. Negli ultimi anni è stato abbattuto, ricostruito nella stessa area ed inaugurato nel 2010.
(Estrapolazione da "San Cataldo e Sancataldesi"

La bella scalinata di via Cavour

Esistente fino all'anno dello scempio, il 1957, dove viene trasformata in rotabile, "cancellando" anche una bella fontana rotonda posta ai piedi della stessa. Nello stesso anno di "insanità mentale" da parte degli amministratori cittadini, viene abbattuto il vecchio monumentale Municipio a colpi di dinamite, con la scusa di essere posto in zona franosa.

Oratorio Salesiario Maschile

"Signori, giovani di S. Cataldo, prima di un anno avrete qui tra voi i Salesiani. Nessun dubbio conturbi l'animo vostro. Iddio provvederà ai nostri bisogni".
Queste le testuali parole pronunziate in una luminosa e calda giornata di Marzo dell'anno 1922 dal terzo successore di Don Bosco, Don Filippo Rinaldi, rettore maggiore delle Case Salesiane, dinanzi al Vescovo della diocesi, mons. Giovanni Jacono, al Clero, alle Autorità, al popolo sancataldese, che invocava col cuore la realizzazione di un sogno vagheggiato da tanti anni: la venuta a S. Cataldo dei benemeriti Figli di Don Bosco. E il sogno divenne realtà. La Cassa Operaia Cattolica, poi Banca Popolare "Don Bosco", approntò immediatamente le somme, e si diede inizio ai lavori.
Acquistato l'immobile, venne adibito in parte per i Padri Salesiani e in parte come locale scolastico. Furono costruiti, inoltre, il teatrino con soprastante la maestosa Cappella dedicata a Maria Ausiliatrice. Il 6 Dicembre 1924 giunse a S. Cataldo il sac. Don Salvatore Scravaglieri, primo direttore dell'Oratorio. Furono al suo seguito: il
sac. Graci, il chierico catechista Don Alfio Di Stefano e un assistente coadiutore. I quattro salesiani, sorretti dall'entusiasmo generale e dalla fiducia incondizionata del popolo sancataldese, diedero subito inizio alla loro preziosa attività nel nuovo Oratorio e l'Istituto ebbe grande splendore.
La Banca Popolare "Don Bosco" stanziò allora la rilevante somma di S.. 400.000, obbligandosi inoltre di assegnare all'Istituto la somma di S.. 10.000 all'anno per il mantenimento dei Salesiani
, "oltre che a provvedere di quanto opportuno e necessario per la vita dell'Istituto e l'incremento dell'opera."
L'inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 18 Gennaio 1925 alla presenza di tutte le Autorità cittadine e del Capoluogo e segnò una nuova era per l'avvenire educativo dei giovani della nostra città.

La Casa  del  Fanciullo "Notar  Luigi  Fascianella''

Sorto a cavaliere della contrada noce, quasi di fronte ali'ospedale "Maddalena  Raimondi", l'imponente  edificio della Casa del Fanciullo "Notar Luigi Fascianella" domina la  vallata del  torrente Niscima e completa gli edifici pubblici  della Cittadella della Carità del rione Cappuccini, come con felice espressione è stata definita quella zona. Con  le  somme ricavate dalla cessione allo Stato del grandioso edificio del Centro di Rieducazione (Lire 20.000.000) e il  fruttato delle terre Furiana, anch'esse donate dal benemerito Notaro all'Istituto, nonché con i contributi regionali,  (Assessorato  Enti  Locali) acquistato il fondo del notar Calogero Russo, nell'anno 1956 si diede inizio alla  costruzione dell'importante complesso, che onora la  memoria del donatore e la nostra città, sotto la spinta   dell'azione realizzatrice del commendatore avv. Arcangelo Cammarata.
L'edificio  disponeva dei servizi più moderni e più  idonei alla collettività: dai saloni per studio ai dormitori capaci di  155 posti-letto, dal salone-refezione ai servizi igienico-sanitari, alle  palestre, ai cortili, alla direzione, alle  sale per il personale dirigente e per quello di fatica.
Oggi  l'edificio  è in parte funzionante, ma negli anni settanta-ottanta vi era:

  • La scuola elementare statale,

  • La scuola media parificata,

  • La scuola di istruzione professionale.

Era retto dai PP. Salesiani (un  Direttore e 12  Padri).


Piazza Crispi

Piazza Crispi, già Piano Palazzo e già Piazza Dumas, è stata la più "vissuta" piazza della nostra città.
Ospitò Alessandro Dumas e i volontari garibaldini, in occasione della visita a San Cataldo di Giuseppe Garibaldi. All'inizio del sec. XVIII il Corso Vittorio Emanuele aveva termine, nella parte alta, al Piano Palazzo, che era chiusa da una porta. Il principe Giuseppe Galletti e De Gregorio fece abbattere la porta e fece costruire un nuovo palazzo con innanzi una piazza ottagonale, la quale conservò il nome di Piano Palazzo fino al censimento del 1871, anno in cui assunse il titolo di Piazza Dumas.
Nell'anno 1905 agì, per alcuni giorni, un cinema ambulante muto in un capannone di legno che fu montato nel centro della Piazza. Per l'attrazione del pubblico, all'esterno del capannone, l'impresa presentava un pupazzo, una specie di befana, chiamata la Simparosa, la quale ballava su un podio al suono di un grammofono.
Accanto tale piazza vi era l'ingresso del "Casino di Compagnia", istituito nell'anno 1839. Nei primi tempi solo i piu agiati cittadini fecero parte del sodalizio, tanto che il popolino lo chiamava: "Lu casinu di li cappedda" oppure, "Lu casinu di li galantumini".

Villa Isabella Baglio

Villa Isabella venne costruita in contrada Raffondo - Raffonero tra il 1887 e il 1888, assieme alla cappella funeraria di famiglia, su commissione di Cataldo Baglio, in onore della moglie Isabella, figlia dell'Avvocato Salvatore Baglio e di Palma Crescimanno dei duchi d'Alba fiorita. Fu concepita come residenza estiva facente capo ad un fondo rustico per la coltivazione di grano, olive e pistacchio.

Sulla paternità della costruzione non ci sono prove che l'autore sia stato Ernesto Basile.
Fu sede dei servizi di controspionaggio italiano durante la seconda guerra mondiale.

Istituto Maria Ausiliatrice

Questo Istituto, già scuola magistrale femminile con annesso convitto, merita un cenno a parte, perchè è stata l'unica e la più antica scuola media superiora operante in città e sprattutto per l'importanza che ha avuto nell'educazione delle adolescenti e ragazze di tutto il circondario. Adesso è un Liceo Socio Psico Pedagogico ed è gestito dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, presenti a San Cataldo fin dal 1929,  che sono ricordate come grandi formatrici che hanno preparato alla vita e alla professione, numerose fanciulle sancataldesi e non solo.

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